Accordo di Parigi: che cos’è e cosa stabilisce

Il 1 giugno del 2017 il presidente Donald Trump ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. Sai di cosa stiamo parlando?

L’Accordo di Parigi è il più importante trattato sul clima degli ultimi anni. Stilato tra 195 Paesi per contrastare il riscaldamento globale, ha lo scopo di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Se vuoi scoprire cos’è e cosa stabilisce, quali sono i paesi aderenti e quali punti riporta il testo, qui potrai trovare risposta a tutte le tue domande.

Lo Staff di Unicusano Cosenza ti spiegherà tutto quello che c’è da sapere e come fare ad entrare nel mondo dei trattati internazionali.

Accordo di Parigi: perché è stato siglato

La temperatura media del nostro Pianeta è aumentata di circa 1,06°C rispetto alla media delle temperature tra il 1880 ed il 1920, principalmente a causa dell’aumento della produzione industriale e quindi dell’emissione di gas serra.

Tra il 1990 ed il 2002 le emissioni di CO2 – il più pericoloso tra i gas serra – sono aumentate vertiginosamente.

I paesi che ne hanno prodotte di più sono

  • Cina, per un totale di 10Gt – giga tonnellate
  • Stati Uniti, con il record di 20 tonnellate pro capite.

Sotto l’amministrazione Obama era stato preso l’impegno da parte dello Stato di ridurre le emissioni del 26-28%, fissando il 2025 come ultima scadenza per ottenere questo obiettivo.

Non solo, la più grande potenza mondiale si era anche impegnata per finanziare i paesi più poveri e in via di sviluppo – insieme all’Europa – per migliorare e rendere più sostenibili le loro pratiche energetiche, così da partecipare unitamente a questo importante obiettivo.

Ma in seguito alla decisione presa dall’attuale amministrazione, non è più così.

Quando è entrato in vigore

La Conferenza di Rio sui Cambiamenti Climatici, COP21 o CMP 11 si è tenuta a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015.

In questa occasione è stato negoziato l’Accordo di Parigi, il cui testo ha riscontrato il consenso dei rappresentanti dei 195 paesi partecipanti.

L’accordo sarebbe diventato giuridicamente vincolante solo se ratificato da almeno 55 paesi che insieme avessero rappresentato almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra.

Il 4 novembre 2016, il trattato è entrato in vigore nonostante le condizioni piuttosto stringenti.

I paesi aderenti

Inizialmente si temeva che i paesi in via di sviluppo e quelli che esportano grandi quantità di energia si potessero opporre alle regole dell’Accordo di Parigi sul clima.

Cina, India e molti altri infatti da anni esprimevano le loro perplessità su un accordo che imponesse regole troppo restrittive da rispettare. Le loro industrie, ancora arretrate e particolarmente inquinanti, avrebbero avuto difficoltà a rispettare i patti, o quantomeno avrebbero compromesso la produttività e quindi la crescita economica.

Stati Uniti ed Europa, avevano da tempo introdotto auto-regolamentazioni e quindi tecnologie nelle fasi di produzione per ridurre le emissioni. Ecco perché durante la conferenza si sono battute affinché gli standard venissero rispettati da tutti i paesi.

Il caso degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono l’unico paese a non aver firmato il patto, nonostante siano anche quello che immette più gas serra nell’atmosfera. Non è facile prevedere le conseguenze di questa decisione. Uno studio ha stimato che probabilmente le politiche dell’amministrazione Trump potrebbero ridurre entro il 2025 le emissioni del 15-19% rispetto ai livelli del 2005. Allo stesso tempo però molte aziende hanno ricevuto fondi per investire nell’energia pulita, quindi porteranno avanti i loro piani ugualmente. 

I punti fondamentali dell’Accordo di Parigi

L’Accordo di Parigi – definito storico da tante testate giornalistiche nel mondo – contiene quattro impegni principali per gli stati che lo hanno sottoscritto. Questi impegni sono:

  1. mantenere l’aumento della temperatura inferiore ai 2 gradi e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi;
  2. smettere di incrementare le emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui la produzione di nuovi gas serra sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente;
  3. controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove Conferenze;
  4. versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.

Se vuoi approfondire, leggi il testo integrale dell’Accordo di Parigi !

Le conseguenze dell’Accordo

Mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C non garantisce l’arresto del riscaldamento globale. Anzi: secondo la maggior parte dei ricercatori non impedirà che si verifichino cambiamenti climatici. È però un buon punto di partenza. Infatti ha responsabilizzato quasi ogni paese del mondo, e da parte di tutti c’è stato l’impegno a fare di più e meglio per ridurre le emissioni, puntando anche sulle opportunità economiche offerte dallo sfruttamento delle energie rinnovabili e dal nucleare di nuova generazione.

Auspicabilmente, entro il 2030 dovrebbero essere prodotte 56 miliardi di tonnellate di anidride carbonica su scala mondiale, a fronte degli attuali 69 miliardi di tonnellate.

Tutto ciò ti affascina e ti piacerebbe un domani prendere parte ad accordi internazionali di questo genere?

L’Università Niccolò Cusano organizza un Master di I Livello in Studi Strategici.

Imparerai a comprendere le dinamiche relative ai giochi di potere e alle strategie della nostra epoca, avrai gli strumenti adeguati per analizzare le dinamiche degli attori del potere ed aumenterai la tua preparazione sugli studi strategici.

Così, magari, al prossimo Accordo internazionale potrai esserci anche tu e dire la tua!


CHIEDI INFORMAZIONI

icona link